Franca Maria Ferraris

Recensioni

 

Giudizi di importanti critici sulle opere - Recensioni 2011

“Animali in teatro”, Bastogi 2011

Ho letto “Animali in teatro” con interesse e, in più punti, con vivo coinvolgimento. Sembra che l’autrice si sia guardata attorno e abbia tratto dall’osservazione del nostri fratelli animali un saggio atteggiamento di comprensione nei confronti della labirintica, misteriosa complessità, in cui li ha posti l’Enigma Perfetto. Con piacere ho notato che non ha seguito le orme della favolistica  classica da Esopo a La Fontaine. I suoi animali, infatti, sono ‘persone’, maschere dei vizi e delle umane virtù, ma esseri vivi, conosciuti per esperienza diretta o indiretta o evocati  e reinventati dalla fantasia. Ognuno di essi, come nella “Spoon River Anyology” di Edgar  Lee Master (ma il parallelo finisce qui), si presenta e parla di sé, dei suoi bisogni, del dolore e della gioia di vivere: in breve, del suo effimero, misterioso essere nel mondo. E parlando di sé, e di ciò che fanno, gli animali, divenuti attori di sé medesimi,  svelano il loro piccolo mondo: la nicchia che la sorte ha loro riservato; e allora, conoscendoli meglio nell’intimo - ed è l’autrice, con la sua poesia a rivelarcelo - ti rende conto che anch’essi sono nostri fratelli da amare e rispettare, così come gli esseri umani chiedono di essere amati o, quanto meno, non  offesi nella loro dignità di esseri viventi.
E un’altra cosa mi convince in questa silloge: il fatto che l’autrice mette in scena non soltanto gli animali ‘buoni’,: l’agnello, il cigno… ma anche i ‘ cattivi’: inquietante la lirica sul cobra. La Ferraris, però, non pronuncia sentenze, non condanna, non assolve (e sta qui un’altra nota originale), ma accetta la Volpe Rossa, il Ragnetto Jack,  lo Scorpione, per quello che sono e fanno in seno a madre natura;  e, in questa accettazione, sta un messaggio di saggezza: il dono che l'autrice elargisce al lettore.
Nei versi, dal ritmo narrativo e pianamente epico, è la condizione dell’animale che viene posto di volta in volta sulla ribalta del nostro cuore a farsi poesia. Sono versi nei quali senti alitare la voce immortale e rivoluzionaria di Francesco e un’eco pacata, anzi delicata, delle lotte ambientaliste in atto; e ciò mi piace molto, per quanto questa  nostra esistenza mi appaia sempre più spesso un viluppo assurdo e sconcertante.

EMILIO SIDOTI

Giugno 2011

 

 

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